Perano in Val di Sangro

L’opera “Perano in Val di Sangro - Toponomastica e note storiche di R. Pellicciotta, ritenuta di interesse regionale per i contenuti preziosi trattati dall’autore, non limita l’attenzione geo-culturale solo sulla città di Perano, che incombe sulla vallata del Sangro più di ogni altro paese, ma tratta anche tutti gli altri paesi che si affacciano sulla stessa vallata e che nel corso dei secoli hanno delineato la storia d’Abruzzo.
L’Autore, attraverso l’indagine etimologica passa in rassegna i vari nomi investigando nell’indoeuropeo, nell’osco, nel sannitico, nel greco, nel latino e nel longobardo, precisando i rapporti che le genti frentane hanno avuto con quelle civiltà e porta a conoscenza del lettore gli avvenimenti sociali, politici e storici dei Frentani.
Il libro è stato arricchito dalle immagini del pittore Luigi Baldacci che ha dipinto su venti tele di cm 50X70 ogni paese descritto nel libro. Queste tele sono state acquisite dal Comune di Ateleta ed inserite nel Museo Civico.
Il quadro “I Frentani in Val di Sangro” di cm 200X120, riprodotto sul frontespizio dell’opera letteraria scritta da R. Pellicciotta e riportata sulla copertina di questo book, racchiude tremila anni di storia dei Frentani nella Val di Sangro.
Partendo da sinistra, si identifica chiaramente la figura di un guerriero frentano (periodo precristiano), al centro, sullo sfondo della Maiella, del fiume Sangro e dell’Adriatico, si staglia la figura di un pastore della transumanza e subito a destra sono raffigurate una donna operaia e la ciminiera di un’industria simbolo dell’età moderna. Sul bordo in basso, tra i vari simboli, Perano in Val di Sangro si evidenzia con la riproduzione della facciata del Municipio.
Questo quadro è stato acquisito dal Comune di Perano e nell’ambito delle manifestazioni culturali, il Sindaco, Avv. Gianni Bellisario, ha riservato una serata particolare alla presentazione di questa opera e dell’intera collezione dei venti paesi gentilmente concessi, per la mostra, dal Sindaco di Ateleta.
Un giovane studioso, Yuri Moretti, ha curato l’aspetto critico della manifestazione.


TECNICA DELLE COSTRUZIONI A PERANO
Le case hanno una struttura massiccia e di materiali pesanti: pietra e laterizi. La pietra è un materiale generalmente reperito nelle strette vicinanze, lungo il fiume o in modeste cave.
In Abruzzo è possibile distinguere due tipi di terreni calcarei attribuibili al cretaceo e al miocene. La differenza e’ paleontologica; ambedue a si presentano con una composizione granulare e un colore grigiastro. Il calcare miocenico e’ più largamente usato perché si trova spesso in posizioni relativamente basse e quindi più comode per il trasporto sul posto della costruzione e perché nella sua parte superiore si sviluppa una speciale formazione di colore bianco-giallastro e di consistenza piuttosto tenera, chiamata pietra gentile e di facile estrazione e di facile lavorazione (quasi tutti i portali e le cornici delle finestre sono realizzate con questo materiale); oltretutto permette una facile presa con la calce. Il calcare cretaceo, invece affiora di solito a quote più alte e per questo e’ meno utilizzato. La pietra viene usata nella costruzione soprattutto per formare l’involucro murario. Il sistema più largamente usato e’ quello della muratura a sacco, più raramente il muro compatto a tessitura omogenea. Nella muratura a sacco vengono impostate due pareti in pietra con una intercapedine che va poi riempita di materiali vari: ciottoli, frantumi di pietra e di mattone (ciò che i muratori del luogo chiamano “ossi di pulce”). La parete esterna e’ raramente intonacata mentre quella interna presenta quasi sempre un intonaco di calce e sabbia. Le dimensioni della pietra usata per la facciata esterna sono piccole e irregolari, invece la pietra di dimensioni maggiori e più levigata viene usata nei punti critici, come gli angoli in genere, ma soprattutto negli stipiti, negli architravi e nelle soglie.
La funzione statica della costruzione si basa sul sistema trilitico, in montagna o sul litorale nei centri urbani o sparsi nella campagna ed e’ sempre affidata per le strutture verticali a muri portanti di dimensioni notevoli (60/80 cm) situati a distanze ridotte (4/5 m), il solaio a travi di legno per le strutture orizzontali.
Alla dimensione delle muratura è, nella maggioranza dei casi, affidata la difesa dal freddo, data l’esiguità’ delle fonti produttrici di calore e la scarsezza dei mezzi di difesa dal freddo. Di conseguenza assume un importanza fondamentale la scelta della posizione per la costruzione dell’abitazione: siti ricavati dai venti freddi e orientamento a sud o a sud ovest della parete più ampia e di quella che accoglie l’ingresso.
Anche l’apertura delle finestre avviene prevalentemente nelle pareti più calde mentre nelle pareti fredde (a nord) mancano del tutto o, se sono indispensabili, hanno dimensioni minori. La copertura dell’edificio e’ fatta con tegole e i tetti hanno uno, due, quattro spioventi; la gronda, quasi sempre posta su un modesto cornicione, sporge di una decina di cm Il sostegno delle tegole e’ realizzato con grosse travi e travicelli; le tegole sono tenute ferme con la sovrapposizione di grosse e pesanti pietre.
Tra il tetto e la camera sottostante, in genere, è ‘costruito un soffitto di legno sostenuto da travature. Una botola lo mette in comunicazione con la camera sottostante. Le camere dei diversi piani sono separate anch’esse da volte piatte di legno o legno e mattoni; solo nelle costruzioni più recenti è dato rinvenire l’uso di volte a botte con mattoni.
L’abitazione presenta delle aperture caratterizzate sulla facciata da architravi o archi. In questi elementi e’ ancora la pietra, usata in dimensioni, lavorazione o colore diversi rispetto al resto della muratura, che gioca l’unico ruolo di distinzione, fantasia e caratterizzazione nello schema di tutta la costruzione. La scarsa resistenza della pietra a trazione e quindi anche a flessione, pone spesso il problema di evitare che il peso della muratura sovrastante, se l’architrave ha una luce notevole, gravi direttamente su questo; sono usati allora accorgimenti come archi di scarico o artifici ancora più semplici, come elementi a triangolo, per deviare i carichi molto pesanti.
Più spesso nelle aperture di dimensioni maggiori, come i portoni d’ingresso, vengono usati direttamente gli archi, a tutto sesto o a sesto ribassato, difficilmente in morfologie diverse.
Le costruzioni fatte con l’uso dell’argilla risalgono a tempi remoti. Anche in Abruzzo il sistema costruttivo in laterizio e’ molto usato e adoperato in maniera analoga alla pietra, sia per le strutture verticali, le murature, che per le strutture orizzontali.
Il mattone e’ largamente usato soprattutto per realizzare strutture ad arco e a volta: volte a botte e a crociera che si ritrovano nei seminterrati e terranei, mentre per i piani superiori e’ frequente la forma a padiglione ribassato quando non e’ usato il semplice solaio a travi di legno.
Per le aperture e’ più frequente la morfologia dell’arco a tutto sesto o a sesto ribassato.
L’uso della piattabanda e’ invece quasi indiscusso per le finestre.
L’uso della muratura compatta tutta in mattoni da due a cinque teste si alterna ancora una volta al sistema a sacco con due pareti, interna ed esterna, eseguita con una doppia fila di mattoni ciascuna e una intercapedine riempita con materiale di recupero.
Le dimensioni delle murature in mattoni hanno uno spessore minore di quelle in pietra, perché la maggior regolarità degli elementi consente una più forte coesione degli stessi determinando una maggiore capacità’ portante. In questi casi e’ necessario l’uso dell’intonaco a protezione della muratura per la facile presa dell’argilla, anche se cotta, con l’umidità’ e per il rischio di erosione degli elementi più teneri.
Per la copertura l’uso dei coppi e’ il più diffuso su tutto il territorio.
Il mattone si presta poi ad essere utilizzato per caratterizzare fantasiosamente diversi elementi della costruzione per esempio i cornicioni e gli elementi di gronda. Ciò invece non e’ possibile nella casa in pietra se non per i più abbienti, dato l’alto costo dell’operazione.

LE ABITAZIONI
Le abitazioni di Perano sono di due tipologie: rurali ed urbane.

ABITAZIONI RURALI
Sono quelle sparse o raggruppate in contrade della campagna e precisamente:
Il pagliaro (“ lu paiare”):
Tipica costruzione primitiva di forma cilindro-conica o rettangolare, fatta da uno scheletro di tronchi e rami d’albero e copertura con fascetti di paglia.
La parte inferiore e fino all’altezza di circa un metro e’ costruita con paletti verticali infissi al suolo e legati lungo l’altezza e all’estremità superiore da altri pali orizzontali. A questo recinto vengono fissate le estremità inferiori di pali posti obliquamente e destinati a formare lo scheletro della copertura anch’essi con paletti trasversali: nei pagliari conici questi paletti convergono in alto tutti allo stesso punto con forte pendenza; nelle forme rettangolari o quadrate vengono a fissarsi ad un palo posto orizzontalmente e perpendicolarmente. Il tutto viene rivestito con fascetti di paglia. Di qui il nome. La porticina d’ingresso è piuttosto angusta.
La funzione del “pagliaro” e’ molteplice serve per riposare, mangiare al coperto, depositare attrezzi o il raccolto del giorno.
Si trova scritto che il “pagliaro” significa “riparo per la paglia” che deve essere consumata a distanza di tempo; ma a Perano il “pagliaro” (“lu pajare”) tradizionale è quello indicato (ricovero provvisorio). Vi sono anche “pagliari” per conservare “la paglia”, ma allora la voce cambia genere e diventa femminile (“la paiare”). Vi sono a Perano anche “pagliari” che hanno la parte verticale costruita con pietre.

LA CASA
E’ una costruzione generalmente in pietra, di uno o più piani.
Le case ad un piano (terranee sono sollevate dal suolo solo di pochi cm - Le più povere sono fatte di un solo ambiente con funzioni di cucina, camera da letto, deposito. In un angolo il focolare. Copertura con tegole su spioventi bassi. Nessun soffitto che isoli la camera dal tetto. Sulle pareti, e dove e’ possibile, una finestra per l’aerazione. Pavimento spesso con mattoni, non raramente in terra battuta. (Foto n° 8)
Quando la casa terranea e’ fatta di più ambienti, uno e’ riservato a cucina-pranzo con mobilio rudimentale, un altro o gli altri, a camere da letto e depositi.
La casa a più piani rappresenta la tipica casa abruzzese, la casa rurale per eccellenza, di cui gli elementi essenziali sono quattro: il rustico, l’abitazione, le scale, gli accessori.
Il materiale utilizzato e’ la pietra; il legante un miscuglio di calce, sabbia e pozzolana. A distanza variabile il muro viene interrotto con travi di legno duro posti orizzontalmente, di una ventina di cm di lato e della lunghezza di un paio di metri. Gli intonaci all’esterno sono rari; più frequenti, invece, sono all’interno.
La copertura e’ fatta con tegole e i tetti hanno uno, due, quattro spioventi; la gronda, sovrastante a un modesto cornicione, sporge di una decina di cm. Il sostegno delle tegole e fatto con grosse travi e travicelli; le tegole sono tenute ferme con la sovrapposizione di grosse pietre.
Tra il tetto e la camera sottostante, in genere, e’ costruito un soffitto di legno sostenuto da travature. Una botola lo mette in comunicazione con la camera sottostante. Le camere dei diversi piani sono separate anch’esse da volte piatte di legno o legno e mattoni; solo nelle costruzioni più recenti è dato rinvenire l’uso delle volte a botte con mattoni.
Le case isolate sono fornite di finestre da tutti i lati;
quelle costrette fra altre costruzioni hanno la finestra solo anteriormente.
a) rustico
Il rustico e’ praticamente il pianterreno. E’ utilizzato in parte a stalla, in parte a deposito, ognuna con ingresso separato.
La stalla ha generalmente il pavimento in terra battuta e una porta d’iingresso, con un sistema di arco ribassato, più alta e più ampia del solito per dare agio al bestiame di grossa taglia di potervi passare comodamente. Su una parete c’e’ sempre una finestra di piccole dimensioni per l’aerazione dell’ ambiente.
Le pareti sono grezze, Lungo una parete e’ costruita in muratura e legno la mangiatoia dove e’ posta una rastrelliera.
In un angolo appartato una specie di stazzo fatto con paletti e fornito di mangiatoia per gli ovini; in qualche altro angolo, spazio permettendo, una lettiera per i maiali.
Adiacente alla stalla, e con ingresso separato si trova un altro locale adibito a magazzino e cantina, con pavimento generalmente ammattonato, qualche volta in terra battuta.
Dove c’è spazio si conservano i finimenti del cavallo, il basto dell’asino, le caldaie di rame per il mosto, l’attrezzatura per la vinificazione, la pompa irroratrice, la pigiatrice, le bigonce (“baunze”), tini, crivello per la setacciatura del grano, gerle (“cistine”) e tutto cio’ che e’ di uso immediato.
Molto spesso il magazzino comunica con l’abitazione con una scala a pioli attraverso una botola con coperchio ribaltabile (“cataratta”).

b) abitazione
L’abitazione vera e propria e’ composta di una cucina e della o delle camere da letto che in essa si aprono.
La cucina e’ semplice: un focolare, alto una decina di cm sul pavimento, con cappa generalmente vasta; e sul focolare gli attrezzi essenziali: molle, soffietto, paletta, spiedo, griglia, coppo. Dall’alto del camino, appeso ad una sbarra trasversale, pende la catena per il paiolo; sui lati, appesi ad appositi chiodi, un treppiedi grande per la caldaia e treppiedi piccoli per i tegami (“trappitucce”).
Qualche volta, e quando la disposizione e la natura della costruzione lo permettono, vi è un forno.
L’arredamento della cucina e’ semplice, anche se in essa si consumano i cibi quotidiani.
Lungo le pareti sono infissi nel muro dei pioli per appendervi asciugamani e qualche tovaglia, le giacche, i cappelli e un portapiatti, specie di scansia aperta con ripiani per tenervi le stoviglie. Un tavolo più o meno grande al centro della stanza, una madia, setacci, chitarre per la pasta, teglie, seggiole, panche (“previle”). In un canto, su una mensola vi e’ la conca dell’acqua,
Dalla cucina si passa alla o alle camere da letto, di cui la suppellettile principale, e spesso unica, e’ il letto, ampio alto, da richiedere un panchetto o una seggiola per salirvi. E’ fatto dì due cavalletti su. cui poggiano alcune assi di legno e sulle assi un saccone ripieno di pula (brattee del granone) e sul saccone due materassi di lana.
La camera e’ arieggiata da una finestra o balcone.

c) scale
La caratteristica più notevole della casa abruzzese e’ la scala esterna per raggiungere il primo piano. E’ appoggiata al muro della facciata o di un muro laterale; a volte e’ una rampa rettilinea che immette su uno sbalzo, dove si apre l’ingresso dell’abitazione; altre volte e’ una rampa spezzata in due parti perpendicolari collegate da un pianerottolo quadrato della stessa larghezza delle scale. Il lato non appoggiato al muro e’ protetto da un parapetto in muratura; in genere lo stesso parapetto si prolunga sullo sbalzo.
Lo sbalzo (“sbajette”) poggia su un arco di pietra a tutto sesto o a sesto ribassato, al di sotto del quale si apre la porta del ripostiglio. Sotto la rampa si ricava o un forno o un pollaio. All’inizio della scala e’ costruito un acciottolato ed e’ posta una pietra a taglio ottuso per pulirsi le calzature (carpe, cioce) dal fango. Il materiale usato nella costruzione delle scale e’ la pietra. (Foto n°11, 12, 13)

Accessori:
- Aia: ampio spazio di terra battuta dinanzi o di fianco alla casa.
E’ il polmone della casa rurale. Su di essa si svolgono tutti quei lavori che si possono o si devono svolgere all‘aperto. Una volta vi si batteva il grano per scomporre le sue spighe con un bastone o mediante il pestaggio con gli zoccoli dei cavalli costretti. a girare in tondo e poi si ventilava per liberare i chicchi dalle reste, dalle squame e da ogni impurità volatile mediante forconi; e poi si conciava (stacciava al crivello) nelle notti lunari del primo autunno o al lume delle lampade delle lanterne, si spulava il granturco con l’aiuto di calami a schegge e si sgranavano le pannocchie e si spandevano al sole le brattee e i tutoli Era un motivo di riunione per le famiglie che si scambiavano il lavoro a vicenda e dei giovani per conoscersi.
- tettoia
Costruzione rudimentale, indipendente o appoggiata a un muro della casa, fatta di pali legati fra di loro, verticali ed infissi al suolo e orizzontali per fissare quelli verticali. La copertura e’ fatta di fascetti di paglia o lamiera ondulata o tegole.
Serviva da ricovero all'aratro, al carro e a tutti gli attrezzi d’uso corrente.
- baracca:
Costruzione rudimentale. Nella forma più semplice è un pagliaro vero e proprio, in genere rettangolare, e serve da deposito, perché fornito di pareti ugualmente di paglia o in muratura, e da riparo durante la stagione invernale per eseguire lavori sedentari (canestri, cesti, sgabelli). Qualche volta la baracca è tutta di legno. (Foto n°14)
- pollaio
Modesta costruzione in muratura di qualche metro di lato, quadrata o rettangolare, con una bassa porticina.
- porcile
Piccola stalletta in tegole e spiovente di tegole. Grandezza sufficiente per permettere una facile pulizia.
- pozzo
Scavo verticale del suolo, generalmente circolare, con diametro intorno al metro e mezzo, sino a raggiungere una falda idrica a dieci, venti metri di profondità. Le pareti sono rivestite di pietra. In superficie lo scavo è protetto da un parapetto di pietra.
Solo nel 1910 un’ordinanza del Comune rese d’obbligo il rivestimento dei pozzi con materiale impermeabile.
- abbeveratoio
ampia vasca in muratura, rettangolare o quadrata, scoperta, con ghiaia al fondo, per abbeverare i quadrupedi.

- Lavatoio
Costruzione in pietra dove, un tempo, le donne usavano lavare la biancheria.
- Letamaio o concimaia
Ampio fosso in luogo appartato, non molto profondo, dove si getta ed accumula il letame. Anche i letamai sono stati disciplinati con ordinanza comunale del 1910.
- Fienile
Sorge sul bordo dell’aia. Il fieno, quando non si dispone di un ambiente riparato, viene ammucchiato e protetto con paglia sia in alto che lateralmente.
- Focone.
Costruzione quadrata con apertura circolare sulla faccia superiore, dove si cala la caldaia, e fornello sottostante. Una specie di piccola fornace aperta in alto che serve per bollire il mosto prima di immetterlo nelle botti per la fermentazione.

B) ABITAZIONI URBANE
Sono le abitazioni del paese e non differiscono molto da quelle rurali, salvo che non siano di lusso o che abbiano un certo valore artistico.
Sono le seguenti.
- case ad un piano (pianterreno), di un solo vano, dove si svolge tutta la vita familiare cucina, letto, ripostiglio.
Qualche volta e’ solo una stalla. (Foto n°17, n°18)
- casa ad un piano (pianterreno), a più vani con suddivisione: stalla, abitazione, ripostiglio.
Molte di queste case sono abitate da artigiani, dove, al posto della stalla, il vano e’ utilizzato a bottega artigianale.
Quasi tutte queste case hanno, lungo il declivio della collina, in proseguimento della casa, un piccolo orto.
- case con un primo piano, simili a quelle rurali, con scale esterne e prive di accessori. In tali case il piano terreno e’ utilizzato a bottega di lavoro (falegnameria, sartoria, calzoleria, negozi e simili). Al piano superiore la cucina e il letto. I soffitti sono in travature lignee con pavimenti anche di legno.
Quando esiste anche un secondo piano, la camera di mezzo e’ adibita a cucina, quella superiore a camera da letto. L’accesso dal primo al secondo piano (eventualmente al terzo) avviene tramite una scala di legno a pioli o con pedata comoda, attraverso una botola chiusa con sportello ribaltabile (cataratta). Per raggiungere il primo piano si costruisce una scala esterna che1 in genere, ha tutte le caratteristiche di quelle rurali, salvo che si svolge in spazi generalmente angusti e condizionati.
Perano è un paese eminentemente rurale: la sua popolazione è composta di contadini e artigiani.
Per intendere il modo di costruire, occorre tener presente che Perano è sorto come paese rurale e il suo sviluppo sulla collina fu una necessità di natura sanitaria. Non a caso i PP. FF. vi costruirono la prima casa, “il casone”, proprio sulla parte più alta del Feudo e non a caso le prime costruzioni abitative sorsero attorno al “casone”.
il "Casone" fotografia originale del 1920
La pianura che rappresentava la maggior parte del Feudo, era infestata dalla malaria; la malaria decimava i coloni e le loro famiglie. Scrive Caballini, nella prima metà del ‘700: “I poveri vassalli di questo Feudo patiscono gravi infermità per l’aria cattiva”. Aggiunge che erano “risolute di abbandonare il Feudo per non perdere la vita”.
Vi sono riferimenti precisi in parecchie fonti.
In una vertenza del 1732 (Feodo di Perano e Bomba — contra don Tomaso Altimari, marchese di Bomba e barone della terra di Archi per la proibizione della semina del riso>, e’ detto testualmente : “...L’illustre Marchese di Bomba, Barone delle terre d’Archi, nel 1728 contro le disposizioni delle leggi di questo Regno faceva seminare li risi nelle terreni della terra d’Archi in luoghi poco distanti dal territorio del feudo di Perano; di modo tale che era evidente l’infezione dell’aria nella stagione di detta semina de’ risi in notabile pregiudizio della salute dei poveri pastori, che pascolavano nelle praterie e delli contadini che coltivavano i terreni del feudo di Perano, ma non contento, il detto illustre Marchese, d’infettare con la semina de’ risi, avea anche con la forma dell’acqua del fiume inondato detto feudo di Perano in grandissimo danno et interesse della Veneranda Congregazione anche per lo danno causato da detta copiosa inondazione...”; e più oltre si parla di disciplinare l’acqua in base ad un precedente Decreto: “Il detto olim Signor Presidente trasferito super faciem loci et servatis servandibus nelli 22 Luglio di detto anno (1728) interpose Decreto con il quale ordino’ che il detto illustre Marchese dovesse scavare la forma , seu acquedotto de’ risi sino a palmi quattro, accio’ per l’avvenire l’acqua del fiume Sangro non inondasse piu’ detto feudo...”
Nel 1748 vi fu altra causa con il barone di Archi per inottemperanza alla sentenza del 1728. Infine nel 1823 il Decurionato di Perano chiese ufficialmente che venisse eliminata la coltivazione del riso nella pianura di Piazzano, perché, “da quando” si e’ introdotta tal semina, la morte non ha risparmiato di troncare lo stame della vita a persone di ogni età”. Nella pianura scorrevano numerosi ruscelli e torrenti che prima di scaricarsi nel Sangro, ristagnavano dappertutto, creando acquitrini che poi hanno dato il nome a diverse località (“Pantani”, “Laguni”); in tali acquitrini le anofeli trovavano ottime condizioni di vita. Sino alla prima metà del ‘900 le acque ristagnavano abbondanti, rendendo difficile il percorso e, nella stagione invernale, quasi impossibile.
Ora i coloni, che per forza di cose dovevano lavorare in pianure e tornare a sera in collina, non potevano che trasportarvi anche tutti i loro bisogni e tutte le loro esigenze, compresa la casa.
Sta’ qui il motivo dell’esistenza della “casa rurale” nel paese.
Ma con il tempo si trasferirono fra quei coloni diversi artigiani che misero a loro disposizione diversi mestieri. E nacque il paese.
Naturalmente con il tempo taluni di questi coloni divennero proprietari e una parte di essi cominciò a vivere di rendite e a dare una diversa educazione ai propri figli. Crebbero le esigenze sociali crebbe il benessere, si costituì una classe medio-borghese.
E la casa divenne il primo oggetto di esibizionismo sociale.
Tutta una gradualità concatenata.
Sino a non molti anni fa non esisteva a Perano una classe schiettamente borghese di professionisti residente sul luogo né una classe schiettamente aristocratica che gareggiasse in ricercatezze ed esibizionismo con altre consimili: i primi, perché con una preparazione dottorale, a Perano, non avrebbero avuto nulla da fare e quindi emigravano in centri capaci di offrire migliori condizioni dì vita, i secondi, perché, dato il carattere agricolo della zona, questo contrastava con le loro esigenze di nobiltà, per persuaderli a rintanarsi in un mondo di gente che doveva lavorare sodo per vivere decentemente.
Numerose erano le famiglie che avevano dato origine a professionisti e che, per decoro proprio e dei figli, avevano migliorato le loro condizioni di vita.
Con la scomparsa della malaria il territorio di Perano si arricchì di case sparse e di borgate autosufficienti.
L’abitazione cominciò ad acquistare diversa fisionomia.
E’ mio parere che da un punto di vista generale tutte le abitazioni di Perano possono essere divise in:
- case terranee di uno o più ambienti
- case ad uno o più piani. Conviene considerarle partitamente

1- CASE TERRANEE
Sono case sollevate dal suolo di solo pochi cm. Le più povere sono fatte di un solo ambiente con funzioni di cucina e camera da letto e deposito; ma se la casa ospita un artigiano, la camera e’ usata anche come bottega. In un angolo il focolare. Copertura con tegole su spioventi bassi. Nessun soffitto che isoli la camera dal tetto. Sulle pareti, e dove e’ possibile, una finestra per l’aerazione. Pavimento spesso con mattoni; solo raramente in terra battuta.
Quando invece è fatta di più ambienti allora una camera e’ riservata a cucina-pranzo o bottega e un’altra a camera da letto-deposito.
2- CASE A PIU’ PIANI
Non sono dissimili da quelle rurali, anche se mancano di un po’ di terreno che le circondi. E’ la tipica casa abruzzese un rustico (pianterreno), l’abitazione (piani superiori), gli accessori (generalmente staccati dalla casa), scale esterne per raggiungere l’abitazione vera e propria; ma dal primo piano a quelli superiori è ancora in uso la scala di legno a pioli che immette nella “cataratta”.
Nelle case più ricercate compaiono i soffitti in mattoni.
Nel paese per ragioni di spazio, le case sono addossate le une alle altre e le stalle sono piuttosto rare. Tra le facciate esiste generalmente una via non più larga di quanto richiede il passaggio di un quadrupede carico. A tratti questo spazio si allarga in una piazzetta.
Il disordine costruttivo ripete le sue origini da una parte alla mancanza dell’opera di architetti e dall’altra alla mancanza di un piano regolatore.
Ognuno costruisce dove può e come può; e l’esecuzione dell’opera e’ affidata al genio pratico del muratore che, per la verità, non brillava eccessivamente di iniziativa. L’arte si trasmetteva da mastro a discepolo ed era sempre quella.

Tratto dalla tesi di laurea in Restauro Architettonico "Perano: aspetti delle strutture murarie negli edifici di abitazione" - Relatore: Professore Architetto Mauro Civita